La RR prende pari pari dalla meccanica
newtoniana il principio d'inerzia: in un
riferimento inerziale un corpo non soggetto a forze si muove di moto
rettilineo uniforme. Come si descrive questo moto rettilineo uniforme nello
spazio-tempo? Anch'esso è descritto da una curva oraria, che è
la più semplice possibile: una retta. Perciò il principio
d'inerzia si può anche enunciare dicendo che un corpo non soggetto a
forze ha una linea oraria rettilinea.
Di più: dal principio d'inerzia segue
anche un modo per riconoscere che lo spazio-tempo è piatto.
Consideriamo non uno, ma due corpi, e lasciamoli liberi con la stessa
velocità iniziale (anche nulla, se si vuole). Poiché entrambi
conservano la velocità iniziale, la loro distanza non cambia nel tempo:
quindi le loro linee orarie sono parallele, come lo erano le velocità iniziali.
Questo è il tratto distintivo di uno
spazio-tempo piatto: in esso esistono rette parallele (in numero infinito: da
ogni punto si può tracciare la parallela a un'altra retta data).
È naturale chiedersi se il
principio d'inerzia valga anche in RG. La risposta è sì, con due
precisazioni importanti.
a) Se lo spazio è curvo, non ci sono più rette parallele. Non
è quindi giusto continuare a chiamare "retta" la linea oraria
di un corpo non soggetto a forze: infatti la si chiama geodetica. Le geodetiche sono la generalizzazione, in uno
spazio-tempo curvo, delle rette di uno spazio-tempo piatto. Resta però
vero il principio d'inerzia, nella forma di principio della
geodetica: la linea oraria di un corpo non
soggetto a forze è una geodetica dello spazio-tempo.
b) Se le geodetiche di due corpi non sono parallele, vuol dire che la distanza
cambia nel corso del tempo: come si concilia questo col fatto che non agiscono
forze? che cosa allora fa cambiare la distanza? Qui sta l'innovazione, o se si
preferisce la scoperta di Einstein: in RG quando si parla di forze si
esclude la forza di gravità.
Occorre dire due parole sul perché
di questo cambiamento di prospettiva, su questa geometrizzazione della gravità. La cosa che colpì
Einstein era nota da tre secoli: come aveva mostrato Galileo, tutti i gravi
cadono con la stessa accelerazione. Questo
fatto era stato poi confermato come universale (nel senso che la forza di
gravità è rigorosamente proporzionale alla massa, e quindi
l'accelerazione in un campo gravitazionale non dipende dal corpo). Einstein si
disse: ma se il moto in campo gravitazionale non dipende affatto dal
particolare corpo, non sarà che questo moto sia solo una
proprietà geometrica dello spazio-tempo? Così nacque il
principio della geodetica: dato che tutti i corpi seguono le stesse
geodetiche, la scoperta di Galileo ne segue necessariamente. Semplice, ma ci
voleva Einstein per arrivarci...
Negli anni a venire questa indipendenza
sarebbe stata confermata con sempre maggior precisione, ed è oggi una
delle leggi fisiche più accurate di cui disponiamo: intorno a 12 cifre
significative!
Però questo non sembra spiegare
l'avvicinamento o l'allontanamento delle geodetiche, anzi! Se infatti i due
corpi cadono con la stessa accelerazione, resteranno ancora alla stessa
distanza...
Il fatto è che ciò sarebbe vero
in un campo gravitazionale esattamente uniforme, ma nessun campo è così. Per esempio, il campo della
Terra si attenua con la distanza; quindi se lascio cadere due corpi da altezze
diverse, quello più in basso avrà accelerazione maggiore, e
distanzierà l'altro. Se invece li faccio cadere dalla stessa altezza,
debbo tener conto delle diverse direzioni del campo, che è diretto
sempre verso il centro della Terra: in questo caso i due corpi si
avvicinano.
Se ci si mette in un riferimento in
caduta libera (il famoso "ascensore di Einstein", o un satellite in
orbita) a prima vista i corpi cadono insieme con l'ascensore, quindi restano
fermi, come chiede il principio d'inerzia; ma se si tiene conto della minuta
variazione del campo gravitazionale questo non è più vero: un
corpo posto più in alto si muove verso il soffitto, uno posto in basso
va verso il pavimento. Nel riferimento in caduta libera, in prima
approssimazione la gravità è cancellata, ma restano le piccole
differenze, gli "effetti differenziali", come si dice.
Mostrerò più avanti che
l'andamento delle geodetiche è proprio un modo per misurare la
curvatura; quindi possiamo dire che in RG la gravità è
sostituita dalla curvatura dello spazio-tempo.
Sta di fatto che anche in RG la luce
viaggia sempre a velocità c e
percorre geodetiche nulle. E la deflessione gravitazionale? chiederà
qualcuno. Bisogna ricordare che stiamo parlando di spazio-tempo e di curve
(geodetiche) nello spazio-tempo. Per vedere la deflessione bisogna mettersi
nello spazio (in un qualche spazio, scelto come abbiamo detto all'inizio).
Ogni curva dello spazio-tempo,
geodetica o no, può essere proiettata nelle sezioni tridimensionali che
abbiamo chiamato "spazio": basta pensare, per analogia, che una
curva nel comune spazio tridimensionale può essere proiettata su un
piano. Quando noi eseguiamo misure geometriche, per esempio sulla deflessione
della luce, è su questa proiezione che lavoriamo. E non c'è
niente di strano se la proiezione di una geodetica di uno spazio-tempo curvo,
appare curva se guardata nello spazio tridimensionale.
Tanto è vero, che anche il moto di un
pianeta si spiega così: anche il pianeta ha come curva oraria una
geodetica dello spazio-tempo, incurvato dalla presenza del Sole. Quando
guardiamo questa geodetica proiettata nello spazio, vediamo un'ellisse, come
ci ha insegnato Keplero. (A rigore non proprio, perché una conseguenza
della RG è che la proiezione è quasi un'ellisse, ma non proprio: è la famosa "precessione del
perielio", di cui ora non possiamo parlare...)
Riassumiamo: spazio e tempo sono unificati
nello spazio-tempo, che può essere piatto o curvo. È piatto in
assenza di materia (RR), è curvo a causa della materia (RG, ma di
questo parleremo meglio nella prossima puntata). Il principio d'inerzia
diventa in RG il principio della geodetica; in uno spazio-tempo curvo le
geodetiche non sono parallele. La forza di gravità è eliminata,
o meglio sostituita dalla curvatura dello spazio-tempo, che fa sì che
due geodetiche non possano essere esattamente parallele. La luce ha sempre
come curva oraria una geodetica nulla, lungo la quale il tempo non passa.
È però passato lo spazio che
ho assegnato a questa puntata, per cui ... alla prossima.
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