2. Difficoltà logiche nell'insegnamento della fisica
Vi sono nell'insegnamento della fisica
alcune difficoltà di fondo, con cui è inevitabile scontrarsi, e
che non dipendono dal particolare argomento che si affronta: le
chiamerò in seguito "difficoltà logiche", anche se il termine
non rende esattamente l'idea. Per chiarire che cosa intendo, la cosa migliore
è fare qualche esempio.
- Come si devono presentare i principi fondamentali (ad es. quelli della
meccanica)? Ricavandoli dall'esperimento, o introducendoli come postulati non
dimostrabili?
- Che posto bisogna dare agli esperimenti? Illustrazione delle leggi
fisiche, loro dimostrazione, o verifica?
- Come va descritto il rapporto fra teoria e realtà fisica? La prima
è un'approssimazione, o un'idealizzazione, della seconda? o qualcosa di
diverso?
Già questi esempi mostrano che si
tratta di questioni assai gravi, in quanto investono i fondamenti filosofici
della fisica; ma si potrebbe pensare che sia fuori posto sollevarle per un
insegnamento elementare, quale è quello secondario. E in effetti non si
tratta di farne una discussione esplicita con gli studenti, ma solo di
prendere coscienza che - lo si voglia o no - è inevitabile trovarseli
di fronte, in un modo o nell'altro, nella pratica quotidiana, anche la
più modesta.
Una buona verifica di quanto vado dicendo la
si trova se si sfoglia con occhio sufficientemente critico un qualsiasi libro
di testo. Non per fare la caccia agli errori (magari ci saranno anche quelli,
ma il problema è un altro): solo per seguire attentamente i passaggi
logici e osservare se e come è stata data risposta alle domande che
abbiamo viste, e ad altre analoghe. Conviene basarsi sui libri di testo, non
perché li si debba prendere a modello, ma perché in quanto
scritti costituiscono un documento, e poi perché si deve assumere che
gli autori nello scriverli abbiano riflettuto sulle scelte che si trovavano a
dover fare.
Facendo l'esame che ho proposto, non
sarà difficile scoprire perché ho parlato di "difficoltà
logiche": in qualunque libro troveremo discorsi che da un punto di vista
strettamente logico sono da considerarsi errati. Di conseguenza, c'è da
aspettarsi che lo stesso tipo di "errori" siano comuni nel lavoro didattico di
qualunque insegnante. Forse qualcuno penserà di cavarsela obiettando
che si tratta solo di imperfezioni, necessarie per non fare le cose troppo
difficili o per risparmiare tempo; ma io credo che questo atteggiamento
semplicistico nasconda la vera natura del problema, e quindi sia di ostacolo
alla sua soluzione, che è invece possibile, a condizione di affrontarlo
con impegno.
Prima di pensare alla soluzione, bisogna
però che il problema sia chiaro; e il modo migliore per questo è
di dare esempi definiti, anche se particolari. Qui mi occuperò della
meccanica, da un lato per contenere il discorso in limiti ragionevoli,
dall'altro perché è questo il campo dove è più
facile essere abbastanza precisi, e dove le varie posizioni si presentano in
maniera più netta.