4. Il terzo principio

Questo intervento del terzo principio è caratteristico di tutti i casi in cui si fanno "trasmettere" forze da un corpo a un altro, come con i fili, ecc. (Nel nostro caso è però essenziale anche il primo principio: se C non fosse fermo, niente garantirebbe il risultato cercato F'=P).
È molto comune trovare un ragionamento simile al precedente, usato alla rovescia, e in modo errato, come una prova del terzo principio. Si ragiona così (fig. 4): "Se un mattone è appoggiato su di un tavolo, esso applica al tavolo una forza uguale al suo peso (!). Ma il mattone è fermo, e questo dimostra che il tavolo reagisce con una forza uguale e contraria, c.d.d." (?!).

Per mostrare l'errore, poggiamo il mattone su quattro uova, che lo reggeranno benissimo (fig. 5a). Poi solleviamo il mattone di qualche centimetro, e lasciamolo cadere (fig. 5b): la frittata che ne risulta dimostra che solo quando il mattone è in quiete posso dire che esso agisce sulle uova con una forza uguale al suo peso. Dunque la prima affermazione è falsa, e non può servire come premessa al ragionamento che segue. Non per questo il terzo principio cessa di essere valido: anzi può essere usato per provare che durante la rottura delle uova il mattone un'accelerazione diretta verso l'alto (il che a prima vista non è affatto ovvio).
Non è forse inutile illustrare un'altra tipica pseudo-dimostrazione del terzo principio, dove l'errore è analogo, ma più riposto. Si poggia un pezzo di ferro su un sughero che galleggia nell'acqua di una bacinella, e si avvicina una calamita (fig. 6a): il sughero, col ferro sopra, si muove, dimostrando che la calamita attira il ferro.
Si mette ora la calamita sul sughero, e si tiene il ferro in mano (fig. 6b): questa volta è la calamita (col sughero) a muoversi, e dunque il ferro attira la calamita.
A questo punto, per confrontare le due attrazioni, si posano ferro e calamita sul sughero, si vede che tutto resta fermo (fig. 6c): applicando il primo principio si conclude che le due forze in questione si fanno equilibrio (?!).
Il ragionamento esatto è mostrato in fig. 7: si vede che occorre tener conto di altre 4 forze, e perciò si hanno in tutto 6 forze incognite. Le condizioni di equilibrio danno 3 equazioni, applicandole rispettivamente al ferro, alla calamita e al sughero: ma le 3 equazioni così ottenute non permettono di dedurre la conclusione voluta (e naturalmente nemmeno le altre due relazioni che si ottengono dal terzo principio nel nostro caso).
Sempre sullo stesso problema, un'altra versione che sembra quasi inattaccabile è mostrata in fig. 8: questa volta uso due dinamometri uguali per misurare le forze, e se le deformazioni sono uguali non c'è dubbio che ho dimostrato il terzo principio (?!).
Ormai posso lasciare al lettore divertimento di scoprire l'errore, e tornare invece al tema principale.

Continua...