Alla fine della prima puntata scrivevo: si capiva che
occorreva introdurre in qualche modo le proprietà quantistiche della
radiazione e.m., ossia i fotoni. Nel gergo della fisica teorica, questo si
dice "quantizzare il campo e.m.".
Tale lavoro fu intrapreso subito dopo la nascita
della meccanica quantistica, col contributo di molti (Dirac, Heisenberg, Pauli
tra i principali). Si vide subito che la soluzione era già pronta
nell'armamentario della fisica teorica classica: per capirla basterà un
semplice esempio.
È noto che una corda fissata
agli estremi può oscillare in più modi. Il più
semplice (detto "fondamentale") è quello in cui
tutta la corda si muove insieme, salvo che i punti oscillano con
ampiezza decrescente dal centro verso gli estremi. Ma ci sono altri modi di oscillazione, detti "armonici", in cui uno o più punti della corda restano fermi (nodi) mentre fra questi l'oscillazione raggiunge dei massimi (ventri). |
Le cose importanti sono tre:
1) I vari modi di oscillazione hanno frequenze diverse, che nel nostro esempio
crescono come numeri interi, ossia sono tutte multiple della frequenza
fondamentale. Inutile dire l'importanza che questo fatto ha per la fisica
degli strumenti musicali, non solo a corda, perché lo stesso fenomeno
si presenta anche nei tubi che costituiscono gli strumenti a fiato.
2) Meno evidente, ma ancora più importante: qualunque moto della corda,
anche il più complicato e irregolare (come lo si potrebbe ottenere
colpendola a casaccio) è sempre una "sovrapposizione" di
quelle oscillazioni semplici (che siamo soliti chiamare "modi
normali"). Perciò tutta la meccanica di una corda si può
studiare lavorando sui suoi modi normali.
3) Il moto di un punto della corda in un modo normale è armonico (ho
già detto che ha una frequenza definita, ma per di più ha un
andamento sinusoidale nel tempo) e può essere descritto proprio
pensando a un semplice oscillatore armonico.
Ne segue che una corda può essere
vista come un insieme di infiniti oscillatori armonici, di frequenze
f, 2f, 3f, ... e che la meccanica di una corda è equivalente
(isomorfa) a quella di un insieme di oscillatori armonici non interagenti:
quanto di più semplice si possa desiderare.
Ma che c'entra questo col campo e.m.?
C'entra perché si dimostra senza
difficoltà che non solo una corda, ma qualunque sistema continuo, se
retto da equazioni lineari, può essere ridotto a un insieme di
oscillatori armonici, ossia di modi normali. Questo è vero per una
campana, per l'aria dentro una tromba, per l'acqua del mare, ecc.
La sola differenza dal caso facile della corda
è che le frequenze dei diversi modi normali non avranno una relazione
così semplice, ma questo importa poco.
Dunque anche il campo e.m., dato che le eq.
di Maxwell sono lineari, può essere sviluppato in modi normali! A
rigore questo è vero in modo semplice per il campo racchiuso in una
"cavità" a pareti perfettamente conduttrici (un forno a
microonde ideale e vuoto, per intenderci). Per il campo in uno spazio esteso e
infinito le cose si complicano un po', ma possiamo considerare questa
complicazione un problema esclusivamente tecnico.
Così pure esistono altri problemi
tecnici, su cui non mi soffermo perché non essenziali; anche se
richiesero un certo lavoro per essere risolti per bene.
Ma la quantizzazione? dov'è
finita?
Molto semplice: la meccanica quantistica ci ha
insegnato che un oscillatore armonico (una pallina appesa a una molla, o anche
un pendolo nel caso di piccole oscillazioni) non può oscillare in modo
qualsiasi: più esattamente la sua energia non può assumere
valori arbitrari, ma è quantizzata. I possibili valori di questa energia differiscono della
quantità costante hf, dove
h (inutile dirlo!) è la costante
di Planck.
Se è vero che il campo e.m. può
essere trattato come un insieme di oscillatori armonici, anche questi saranno
quantizzati: ogni modo normale del campo potrà variare la sua energia
per quantità hf, dove ora
f è la frequenza di quel
particolare modo.
È quasi evidente che siamo arrivati ai
fotoni: ogni modo normale del campo e.m. ha una particolare frequenza
f, e la corrispondente energia è
quantizzata per quanti hf (i fisici
teorici sanno che ho barato un po', dimenticando una certa "energia di
punto zero", ma non si può essere precisi su tutto...).
La cosa più bella è che con un po'
di lavoro addizionale si riesce a dimostrare che queste oscillazioni
quantizzate del campo e.m. non solo hanno la giusta energia, ma anche la
giusta quantità di moto, il giusto momento angolare, ecc.: proprio
quelli che sappiamo di dover attribuire a ciascun fotone.
Abbiamo così riscoperto i fotoni come
quanti del campo e.m.: in altre parole, i fotoni spuntano fuori da sé
non appena si applica la m.q. al campo di Maxwell, non c'è bisogno di
postularli a parte.
Questo fu un successo entusiasmante, ma il
lavoro era appena all'inizio.
Infatti: non l'ho detto finora, ma tutto
ciò si applica alle eq. di Maxwell nel vuoto, ossia in assenza di cariche e correnti. Il lettore
attento potrà vedere qui una contraddizione: ma non ci avevi detto che
le onde e.m. sono prodotte da cariche accelerate? Allora se non ci sono
cariche come possono esserci i fotoni?
Giusto e sbagliato allo stesso tempo.
Anche una corda ha bisogno di qualcuno che la
metta in moto, ma se potessimo trascurare gli attriti (e le onde sonore che
emette) una volta in moto non si fermerebbe mai. Così il campo e.m.: se
avessimo una cavità perfetta (a pareti superconduttrici) una volta
"eccitati" uno o più modi normali, quelle oscillazioni si
manterrebbero indefinitamente.
Detto in termini di fotoni: dovremo produrli in
qualche modo, ma una volta creati continuerebbero a rimbalzare tra le pareti
della cavità senza mai cambiare, né di energia né di
numero.
Purtroppo però un campo e.m. siffatto
interessa poco: a noi interessano proprio le interazioni del campo con le
cariche, come l'emissione e assorbimento di luce da parte degli atomi.
Dobbiamo dunque fare un altro passo: studiare la quantizzazione del campo e.m.
in presenza di particelle cariche.
Ma a proposito di particelle (elettroni)
c'è un altro discorsetto da fare, e lo faremo nella prossima puntata,
che non potrà essere l'ultima.
La "breve storia" mi sta crescendo
sotto le dita...
(Fine della seconda puntata)